Sviluppare le competenze relazionali grazie ai neuroni specchio

Neuroni specchioNel moderno mondo del lavoro le competenze trasversali e in particolare le competenze relazionali e proposizionali, gli atteggiamenti e le attitudini hanno un ruolo fondamentale (cfr. Competenze chiave per l’apprendimento. Un quadro di riferimento europeo). Vediamo come alcune di esse vengono coinvolte nella teoria dei neuroni specchio, i cui sviluppi potrebbero avere una interessante valenza per la psicologia della formazione.

I neuroni specchio (mirror neurons) sono stati scoperti, poco più di dieci anni fa, da un gruppo di ricercatori dell’Istituto di fisiologia dell’Università di Parma, coordinati da Giacomo Rizzolatti. Utilizzando la stimolazione magnetica transcranica hanno scoperto che la corteccia motoria dell’uomo è facilitata dall’osservazione di azioni e movimenti altrui.

I neuroni specchio sono una classe di neuroni che si attivano selettivamente sia quando compiamo un’azione, sia quando la osserviamo mentre viene compiuta da altri (in particolare da conspecifici).

I neuroni dell’osservatore “rispecchiano” quello che avviene nella mente del soggetto osservato, come se fosse proprio l’osservatore a compiere l’azione stessa.

Sono stati studiati prima in alcuni animali come le scimmie macao e alcune forme di uccelli e poi nell’uomo, nel quale sono stati localizzati nella corteccia premotoria e motoria, nell’area di Broca e nella corteccia parietale inferiore. Alcuni neuroscienziati considerano la scoperta di questi neuroni come una delle più importanti degli ultimi decenni.

Secondo il neurologo indiano Ramachandran (2006), direttore del Centro per il cervello e la cognizione dell’Università della California, San Diego, quella dei neuroni specchio è una scoperta destinata a cambiare le neuroscienze tanto quanto la scoperta del DNA ha cambiato la biologia.

Quando i neuroni specchio si attivano, sia durante l’esecuzione sia durante l’osservazione delle azioni altrui, specificano direttamente lo scopo dell’azione, infatti è stato dimostrato che i neuroni dell’area premotoria F5, che codificano le azioni di afferramento con la mano (neuroni specchio inclusi), si attivano al conseguimento di un determinato scopo (come afferrare un oggetto) indipendentemente dai movimenti richiesti per conseguirlo.

Questa scoperta potrebbe permettere di approfondire fenomeni e campi di studio quali l’empatia, l’identificazione, lo sviluppo infantile, la comprensione delle intenzioni altrui, i percorsiformativi (e possibilmente anche la teoria della terapia).

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Dagli esperimenti condotti da Umiltà et al. (2001) è risultata una relazione significativa tra la simulazione dell’azione e la sua comprensione; infatti gli studi condotti prima sulle scimmie hanno verificato che i neuroni dell’area F5 si attivano quando l’animale può vedere l’azione (ad esempio una mano che afferra un oggetto), ma anche nel caso in cui la scimmia osserva la stessa azione che però viene oscurata nella parte terminale, quella cioè in cui lo sperimentatore interagisce con l’oggetto.

Ciò dimostra che già nelle scimmie è presente la capacità di rappresentare mentalmente l’azione indipendentemente dal contesto e che i neuroni specchio “incarnano” un livello astratto di rappresentazione delle azioni finalistiche. La differenza sostanziale tra i neuroni specchio della scimmia e quelli dell’uomo è che il sistema umano dei neuroni specchio codifica atti motori transitivi e intransitivi (senza oggetto o senza fine apparente), è cioè capace di codificare sia il tipo di azione sia la sequenza dei movimenti di cui essa è composta. Nell’uomo non è necessaria un’effettiva interazione con gli oggetti, poiché i neuroni si attivano anche quando l’azione è semplicemente mimata.

SIMULAZIONE INCARNATA E COMPRENSIONE LINGUISTICA

I neuroni specchio sono strettamente correlati al linguaggio. Attraverso il sistema dei neuroni specchio infatti le azioni di un individuo diventano messaggio immediatamente comprensibile per altri individui senza alcuna mediazione cognitiva. Per questa proprietà il sistema dei neuroni specchio potrebbe essere il substrato dal quale è derivato il linguaggio.

I neuroni specchio verbali (echo neurons) svolgono le seguenti funzioni:

1. imitazione dei suoni verbali;

2. comprensione del significato.

Il sistema dei neuroni specchio è più antico, ha una semantica legata all’azione (gesto).

Il sistema eco invece è più recente ed ha una semantica legata al suono (parola).

Il cognitivismo classico sostiene che il significato di un’espressione linguistica, indipendentemente dal suo contenuto, viene compreso grazie all’attivazione di rappresentazioni mentali simboliche. Seconda un’ipotesi alternativa, invece, la comprensione linguistica si fonda su meccanismi “incarnati” (enbodied),cioè legati al corpo. Secondo l’approccio “incarnato”, le stesse strutture nervose che presiedono all’organizzazione dell’esecuzione motoria delle azioni svolgono un ruolo anche nella comprensione semantica delle espressioni linguistiche che le descrivono. L’ascolto di frasi che descrivono azioni motorie può determinare una modulazione del sistema dei neuroni specchio, il cui effetto può influenzare l’eccitabilità della corteccia motoria primaria e quindi l’esecuzione dei movimenti da questa controllati.

Il coinvolgimento del sistema motorio lo si può ipotizzare come conseguenza di un processo di immaginazione motoria indotta dalla comprensione, che avverrebbe in altre aree e a monte del sistema motorio. Per avvalorare tale ipotesi occorre approfondire studi sulla dinamica spazio-temporale di come avviene il processo linguistico cerebrale.

EMPATIA

I neuroni specchio inoltre apparterrebbero al sistema che consente di comprendere le intenzioni e le esperienze emotive degli altri (empatia), per quanto i meccanismi su cui si basa il legame fra neuroni specchio ed empatia restano ancora da approfondire.

L’empatia è una competenza relazionale che si fonda sulla capacità (fisiologica e cognitiva) di individuare nell’altro delle somiglianze con il nostro modo di essere, e di instaurare, in virtù di questa somiglianza, un possibile contatto; si tratta di un tipo di esperienza che permette inoltre di cogliere aspetti di noi stessi che mai avremmo colto, aspetti sconosciuti che si delineano a seconda della relazione con il mondo in cui siamo di volta in volta coinvolti, fornendo informazioni importanti anche per la costituzione della soggettività.

Secondo alcuni scienziati la scoperta dei neuroni specchio potrebbe spiegare il fenomeno dell’empatia, rivelandone un’ipotetica base biologica, giacché le strutture neuronali coinvolte nelle sensazioni e nelle emozioni sembrano essere le stesse che si attivano quando attribuiamo a qualcun altro quelle “stesse” sensazioni ed emozioni, consentendoci di cogliere il vissuto altrui solo a distanza, per così dire, e tuttavia in un’immediatezza e vivacità che fanno del vissuto empatico qualcosa di assolutamente diverso da un ragionamento per analogia.

Secondo Gallese (2005), alla base dell’empatia ci sarebbe un processo neurologico definitosimulazione incarnata” (embodied simulation), cioè un meccanismo di natura essenzialmente motoria, molto antico dal punto di vista dell’evoluzione umana, caratterizzato da una serie di neuroni i quali agirebbero immediatamente prima dell’elaborazione propriamente cognitiva.

Afferma Gallese: «Percepire un’azione – e comprenderne il significato – equivale a simularla internamente». Ciò consente all’osservatore di utilizzare le proprie risorse per penetrare il mondo dell’altro mediante un processo di modellizzazioneche ha i connotati di un meccanismo non conscio, automatico e prelinguistico di simulazione motoria.

Questo processo può essere considerato come la strategia conoscitiva che ci permette di avere esperienza dell’altro, e costituisce la base biologica per la comprensione della mente altrui.

Quando osserviamo qualcuno compiere un’azione, oltre all’attivazione delle aree visive della corteccia si attivano simultaneamente i circuiti corticali motori deputati all’esecuzione delle stesse azioni: l’osservazione di un’azione implica la simulazione della stessa (Gallese, 2003).

In ambito fenomenologico è fondamentale la dimensione dellaintersoggettività nella costruzione della soggettività. La scoperta e l’ulteriore conoscenza del funzionamento dei neuroni specchio ha permesso di dare una spiegazione neurofisiologica per la comprensione della intersoggettività, in quanto la “risonanza motoria”, ovvero quel meccanismo attraverso il quale i neuroni specchio si attivano anche quando l’osservazione dell’interazione tra la mano dell’attore e l’oggetto non è pienamente visibile, può essere solo “inferita”. Il signifi cato delle esperienze altrui è compreso non in virtù di una spiegazione, ma grazie ad una comprensione diretta, per così dire, dall’interno. Infatti solo recentemente è stato dimostrato che il sistema dei neuroni specchio è alla base non solo del riconoscere e comprendere le azioni altrui, ma anche le intenzioni che le hanno promosse. L’attribuzione d’intenzioni si verifica automaticamente ed è messa in moto dall’attivazione obbligatoria di un meccanismo di simulazione incarnato.

Secondo la prospettiva della ricerca sui neuroni specchio, attribuire semplici intenzioni comporta anche il predire lo scopo di una incipiente nuova azione. La comprensione di azioni e l’attribuzione di intenzioni sarebbero fenomeni collegati, sostenuti dallo stesso meccanismo funzionale, lasimulazione incarnata. In contrasto con quanto affermato dalla scienza cognitiva classica, la comprensione di un’azione e l’attribuzione di intenzioni non sembrano appartenere a domini cognitivi diversi, ma entrambi implicano meccanismi di simulazione incarnata, sostenuti dall’attivazione di catene di neuroni specchio logicamente collegate.

Negli ultimi decenni si rileva un crescente interesse per i rapporti interpersonali e per la concettualizzazione del rapporto tra il Sé e gli oggetti esterni. L’attenzione si focalizza sulla dimensione sociale della mente umana, l’enfasi sulle relazioni interpersonali è sollecitata dall’insoddisfazione di molti studiosi nei confronti di chi evidenzia esclusivamente gli aspetti solipsistici della mente umana. Molti autori, hanno approfondito i temi riguardanti l’intersoggettività, rilevando come comune denominatore il rapporto tra individuo e ambiente e come le inter-azioni influenzino lo sviluppo dell’individuo.

SIMULAZIONE INCARNATA E SISTEMA MULTIPLO DI CONDIVISIONE

«L’immaginazione motoria, l’osservazione di azioni, l’imitazione di azioni, e l’empatia sembrano condividere lo stesso meccanismo di base: una simulazione incarnata. Infatti la simulazione incarnata consente di creare modelli del mondo reale o immaginario. La simulazione incarnata non presuppone alcuna inferenza o introspezione, ma semplicemente una riproduzione automatica, non consapevole, pre-rifl essiva, degli stati mentali dell’altro. «Le intenzioni dell’altro sono comprese perché sono condivise a livello neurale » (Gallese, 2003): già a poche ore dalla nascita sono capaci di riprodurre i movimenti della bocca e del volto degli adulti che li guardano. I bambini di questa età non hanno alcuna capacità di simulare tramite inferenze, da ciò si deduce che la simulazione incarnata debba essere presente dalla nascita in maniera automatica.

l’empatia si differenzia dal contagio emotivo poiché permette di esperire ciò che gli altri provano mantenendo la consapevolezza dell’alterità di queste esperienze, che infatti sono attribuite agli altri e non a se stessi.

La simulazione costituisce un meccanismo cruciale dell’intersoggettività e i neuroni specchio ne rappresentano i correlati sub-personali: «Grazie alla simulazione incarnata non assistiamo solo a un’azione, emozione o sensazione, ma parallelamente nell’osservatore sono generate delle rappresentazioni interne degli stati corporei associati a quelle stesse azioni, emozioni e sensazioni, “come se” stesse compiendo un’azione simile o provando una simile emozione o sensazione.

La simulazione incarnata non è l’unico meccanismo funzionale alla base dell’intelligenza sociale, ma funziona in parallelo con la simulazione standard.

Nella “simulazione standard” la persona si mette volontariamente nei panni dell’altro, tenta di osservare le cose dal suo punto di vista, riproducendo in se stesso, anche con l’ausilio dell’immaginazione, gli stessi stati mentali.

Il signifi cato degli stimoli sociali può, cioè, essere decodificato tramite l’elaborazione cognitiva esplicita delle loro caratteristiche percettive contestuali, sfruttando conoscenze già acquisite.

Imitare e produrre simulazioni incarnate permette la costituzione del Sistema multiplo di condivisione (shared manifold). Questo sistema facilita le relazioni interpersonali promuovendo la comunicazione intersoggettiva, l’imitazione e l’attribuzione d’intenzioni agli altri, riconosciuti come nostri simili.

 

(Gallese, 2003).

Un obiettivo di ricerca in futurosarà determinare come la simulazione incarnata, che è basata sull’esperienza, ed è probabilmente il meccanismo più antico da un punto di vista evolutivo, possa essere il fondamento di forme più sofisticate e linguisticamente più mediate della nostra capacità di interpretare il comportamento altrui in termini di stati mentali. Un possibilità è data dal fatto che i meccanismi di simulazione incarnata siano cruciali nel corso del lungo processo di apprendimento richiesto per divenire completamente competentinell’uso degli atteggiamenti proposizionali.

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Riassumendo:

Esistono neuroni che non sono sensoriali o motori ma che si attivano in situazioni diverse come compiere un atto motorio oppure osservare un atto motorio finalizzato.

Questi neuroni si attivano anche se l’atto motorio non è completamente visibile ma è comunque chiara l’intenzionalità del movimento.

Viene riconosciuto l’obiettivo dell’azione e non il mero Atto motorio.

L’attivazione dei neuroni specchio genererebbe una rappresentazione motoria interna dell’atto osservato dalla quale potrebbe dipendere la capacità di comprendere l’azione osservata e la capacità di apprendere per imitazione.

Imitazione =

Replicare un atto motorio osservato

Apprendere una sequenza osservata e riprodurla

L’attivazione dei neuroni specchio genererebbe una rappresentazione motoria interna dell’atto osservato ( atto potenziale) dalla quale dipenderebbe la possibilità di apprendere per imitazione.

Il processamento di materiale linguistico coinvolge regioni motorie congruenti con il contenuto semantico: frasi che descrivono azioni attivano le stesse zone che si attivano per compiere l’azione.

Il mirror system non è l’unico modo che ci permette di comprendere le azioni altrui, ma è probabilmente il modo più semplice e diretto con cui gli individui si mettono in relazione.

L’azione e il linguaggio tuttavia non esauriscono il ricco bagaglio di esperienze coinvolte nelle relazioni interpersonali; ogni relazione interpersonale, infatti, implica la condivisione di una molteplicità di stati come ad esempio l’esperienza di emozioni e sensazioni.

Gli stessi circuiti neurali che si attivano nel soggetto che esegue azioni, esprime emozioni e prova sensazioni vengono attivati automaticamente anche nel soggetto che osserva queste stesse azioni, emozioni, sensazioni. Questi circuiti configurano il sistema dei neuroni specchio. L’attivazione condivisa suggerisce un meccanismo funzionale di “simulazione incarnata”, che consiste nellasimulazioneautomatica, inconscia e irriflessivanell’osservatore delle azioni, emozioni e sensazioni agite o provate dalla persona osservata.

Nella simulazione standard il soggetto si mette volontariamente nei panni dell’altro, cerca di vedere le cose dalla sua prospettiva, ricreando in se stesso, anche con l’immaginazione, gli stessi stati mentali.

Nella simulazione incarnata invece non vi è assolutamente alcuna inferenza o introspezione, ma semplicemente una riproduzione automatica, non consapevole e pre-rifl essiva, degli stati mentali dell’altro. Le intenzioni dell’altro sono direttamente comprese in quanto sono condivise a livello neurale. La simulazione incarnata permette di afferrare immediatamente il senso delle azioni e delle emozioni altrui.

Entrambe le versioni di simulazione, standard e incarnata, condividono comunque un assunto fondamentale: la comprensione degli stati mentali altrui dipende dalla simulazione di contenuti analoghi da parte di chi interpreta.

In virtù della simulazione incarnata noi non assistiamo solo all’azione, emozione, sensazione, ma parallelamente nell’osservatore vengono generate delle rappresentazioni interne degli stati corporei associati a quelle stesse azioni, emozioni, sensazioni, “come se” lo stesso osservatore stesse compiendo un’azione simile o provando una simile sensazione o emozione.

Il meccanismo della simulazione incarnata può essere cruciale nell’affinare la nostra comprensione dell’altro e sviluppare competenze interrelazionali sempre più sofisticate.

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